Non-Fungible Token: la rivoluzione del marketing promozionale Skip to main content

Parlare di strategie di marketing legate alla creazione di un Non-Fungible token e soprattutto di un NFG – Non Fungible Gadget è ancora un tema nebuloso che lascia perplesse molte aziende. 

In questo articolo riportiamo le nozioni fondamentali che sono emerse dall’intervista fatta ad  Eugenio Giovanardi e Diego De Simone di Moonia, per comprendere l’importanza dell’evoluzione del marketing nel mondo del Web 3.0. Esperti nel settore, si sono fatti Ciceroni del futuro, per fornirci gli strumenti necessari a comprenderlo per viverlo e renderlo parte integrante del nostro lavoro. 

“Non Fungible” è legato al valore che diamo all’oggetto digitale. Per comprendere il significato di non fungibile si può ricorrere al classico esempio delle banconote:

se ho due banconote da dieci euro, queste sono fungibili, ovvero per me hanno lo stesso valore, se una delle due fosse autografata da Michael Jordan, ed io fossi un appassionato di basket, per me quella banconota acquisterebbe un valore diverso rispetto l’altra, ovvero diventerebbe

non intercambiabile.

Come siamo arrivati al Web 3.0? 

Il 99% delle persone in Italia non sa nulla di cosa sia il web 3.0 che è un cappello all’interno del quale rientrano le nuove tecnologie quali blockchain, Non Fungible Token e metaverso.  

Alla fine degli anni ‘90 nasce il web 1.0, seguito nel 2005 dalle piattaforme social come Facebook, Twitter, Google, con le quali si è spinto l’utente a creare un’identità digitale. I dati, però, appartengono a queste piattaforme e lo stesso vale per i ricavi.

Il web 3.0 è un nuovo paradigma in cui il proprietario diventa effettivamente il possessore del Wallet. 

Che cos’è un Wallet? È un tassello necessario nella gestione dei Non-Fungible Token?

Assolutamente sì, per stare dentro l’ecosistema del Web 3.0 è necessario aprire un wallet, senza il quale non ci sarebbe NFT.

Wallet non è un portafogli, nonostante la parola in inglese significhi questo, è un portachiavi che contiene le nostre chiavi private e pubbliche e ci identifica all’interno della blockchain.

Considerando che il progetto NFT è sulla blockchain, dobbiamo per forza avere un identificatore che ci permetta di collegare il creator con l’attuale possessore e con i player che si muovono all’interno della compravendita degli oggetti. Il wallet rappresenta proprio questo.  

Quali sono le motivazioni che hanno dato il via alla nascita di questo nuovo ambiente digitale?

Partiamo dalla fine degli anni ‘80, i Cypherpunks, che finiscono nella copertina della rivista Wired nel 1993, sono dei ribelli con una causa: la nostra privacy. 

L’informatica fa passi avanti, i dati immagazzinati dentro i database delle grandi aziende cominciano ad aumentare. Questo gruppo di ribelli formato da professori universitari, manager, imprenditori, comincia a opporsi al fatto che queste grandi aziende immagazzinino le informazioni personali senza sapere poi come le trattino.

Nel 2008, in contrapposizione a questo tipo di ambiente digitale, Satoshi Nakamoto, che è parte dei Cyberpunks, crea un sistema di contante elettronico peer-to-peer.

Un electronic cash system peer-to-peer è un sistema di pagamento alternativo alla moneta ufficiale, che nasce come conseguenza della crisi del 2008. Se in un sistema classico i computer sono collegati passando da un server centralizzato, in un sistema peer-to-peer ogni computer è collegato ad un altro senza intermediazioni.

Si tratta quindi di un sistema decentralizzato, senza barriere, dov’è c’è libertà d’azione finanziaria ed economica, anche se non è semplice da attuare. 

 Qual è il meccanismo dei Non-Fungible Token nel Web 3.0?

 Bisogna tenere a mente tre capisaldi legati al funzionamento degli NFT: 

  • non esistono blockchain senza criptovalute  
  • Non esiste criptovaluta senza blockchain 
  • I Non Fungible Token sono scritti in blockchain, il valore intrinseco che può avere è correlato alla fiducia che gli altri danno a quella valuta. 

È importante sottolineare che il Non-fungible Token è l’unico oggetto digitale a permettere che le royalties, cioè una percentuale della quota di denaro delle rivendite successive, vadano al creatore originale.
Facciamo un passo indietro, spieghiamo cos’è una blockchain; Keir Finlow Bates ha scritto un libro in cui la definisce così: 

“La blockchain è un registro che trascrive chi ha quanto di qualcosa”

È una catena di blocchi, in cui ogni blocco è concatenato, sequenziale. All’interno dei blocchi ci sono dei dati, delle transazioni, fino ad un numero massimo che, una volta raggiunto, determina la chiusura tramite crittografia. La blockchain è l’insieme delle tecnologie che stanno dietro al bitcoin, inventata da Satoshi Nakamoto utilizzando strumenti conosciuti, come la funzione di hashing usata nella firma digitale. 

Quali sono le caratteristiche della blockchain?

I dati scritti in una blockchain sono immutabili, infatti la blockchain è aperta perché tutte le transazioni dal 2009 a oggi sono visibili, inoltre è pseudoanonima perché, nonostante si possano controllare tutte le transazioni, non è possibile vedere il nome, ma solo il wallet. Se qualcuno dichiara la proprietà del wallet, da quel momento è possibile controllare tutte le transazioni che ci sono state prima e dopo, quindi risulta essere anche non censurabile. 

Questa apertura, questa immutabilità, generano il focus su altri due elementi fondamentali, la fiducia e la scarsità del digitale:

I bitcoin sono solo 21 milioni, ciò significa che sono scarsi, e resteranno solo quei 21 milioni. Oggi sono acquistati da un numero limitato di persone, quando questo numero di persone aumenterà, probabilmente il valore di questi bitcoin sarà diverso. 

Quali sono le basi del mercato dei Non fungible Token?

Il grande cambiamento che porta il Web 3.0 è proprio la forza della proprietà intellettuale nascosta dietro gli smart contract, è un mercato che effettivamente è nato in 4 anni e già si è sviluppato, seppur in una nicchia di persone attive, con un valore molto importante.  

Vitalik Buterin, un programmatore appassionato di bitcoin, inventa gli smart contract che sono alla base degli NFT, ovvero dei programmi automatici, delle applicazioni che in autonomia rendono esecutiva la transazione senza che di mezzo debba esserci un venditore, un notaio o qualsiasi altro intermediario. 

Cos’è un Non-Fungible Token?

Il Non Fungible Token non è altro che un certificato digitale che attesta la proprietà di qualche cosa, di un qualche media digitale, che può essere un’immagine, un video, un file di qualunque tipo.  

Quest’immagine è di Beeple, è un jpeg che chiunque può prendere, ma il proprietario è unico, noi possiamo andare sulla blockchain di ethereum e controllare di chi è questo NFT.

Un NFT è una tabella in cui sulla prima colonna troviamo il numero complessivo degli identificativi, nella seconda colonna c’è il wallet del proprietario, la sua chiave pubblica, l’indirizzo pubblico. Se qualcuno acquista un NFT in automatico, grazie agli smart contract, quell’NFT cambia proprietà, ma resta storicizzato il percorso dal creatore all’ultimo acquirente. 

Come i Non Fungible Token incidono sulla costruzione dell’identità digitale?

Per spiegare al meglio questo concetto, prendiamo ad esempio la maglietta che noi abbiamo regalato come gadget a chi acquistava il nostro libro.

È un oggetto 3D che nel metaverso può essere indossato. La gadgettistica e la customizzazione diventano virali.

È importante sottolineare che il Non Fungible token ha un valore intrinseco che è legato alla nostra identità digitale. La presenza digitale è centrale nelle nostre vite e può esserlo anche possedere digitalmente le cose; ciò consente ai brand di costruire un’esperienza parallela nel web 3.0 che permette di ingaggiare un nuovo target di utenza

Quali sono le tempistiche che porteranno alla diffusione dei Non fungible token?

Non lo sappiamo, il mondo digitale sta andando molto velocemente e su questo progetto ci stanno credendo tutti i più grossi brand del mondo.  Il tema adesso è la divulgazione, far conoscere, far provare e far capire a tutti le potenzialità. Si stanno creando tantissime collaborazioni anche fra grandi brand tecnologici, il Metaverso è adatto per essere un ambiente di lavoro, infatti, tante aziende lo useranno per la formazione del personale, per attività B2B per eCommerce. 

Qual è il prossimo passo affinché i Non-fungible Token possano diventare virali?

Possiamo affermare che oggi il Metaverso non esiste, esistono dei mondi separati ed il Metaverso è il collegamento di tutte queste piattaforme in cui l’interoperabilità continua, con oggetti che si possono trasformare e condividere in altre piattaforme.  

La cosa fondamentale è educare agli NFT, evitando investimenti casuali come quelli per il primo tweet di Jack Dorsey che è stato venduto per 2.8 milioni di dollari e che oggi non si riesce a vendere neanche per 20 mila dollari. 

La tecnologia si sta riadattando, il pubblico deve iniziare a concepire che è una tecnologia dalla quale i brand potranno acquisire valore, infatti, c’è anche un sistema di revenue interessante:

io creo l’oggetto e ogni volta che questo viene venduto io continuo a guadagnare come creatore, perché la mia proprietà intellettuale è registrata sulla blockchain dell’oggetto. 

Quali sono i benefici dei Non-Fungible Token?

  • Creare una community: Tanti utenti hanno iniziato ad investire per fattori speculativi ma anche per generare un legame emotivo che stimoli l’investimento, come ad esempio nel mondo della criptoarte o delle startup nel quale si investe per sostenere un artista o un progetto. 
  • Generare valore aggiunto: Facciamo l’esempio delle figurine (collectible) che concedono accessi ad utilità, a club esclusivi, a community, ma anche ad esperienze nella vita reale e virtuale; sono opportunità che danno valore aggiunto ai possessori dentro una community esclusiva.
  • Costruire un’identità digitale riconoscibile: Il cardine dei Non fungible token è, però, il testimoniare la propria identità digitale, l’attestato sociale. Noi comunichiamo attraverso i nostri ragionamenti sociali, i nostri raggiungimenti lavorativi, allo stesso modo accade nel mondo virtuale.

Se compro la bored ape, questa scimmietta annoiata che è stato il progetto più importante e costoso online, comunico al mondo che faccio parte di questo tipo di club. Lo si fa allo stesso modo per cui si compra una Mercedes nel mondo reale, testimoniare la propria identità, il proprio raggiungimento.

Come posso tutelarmi nel mercato dei Non Fungible Token?

Non improvvisiamo. Ci sono grandi opportunità, ma ad oggi in Italia non ci sono leggi specifiche, la legge sta ancora cercando di normare i concetti chiave legati alle criptovalute. Affidiamoci a chi ha studiato la materia ed ha un certo know-how. Ha molta forza un progetto lanciato da brand famosi, perché possiamo contare sull’affidabilità del marchio che ha registrato la propria collezione. 

Se invece parliamo di un gadget, di un Non Fungible Gadget il discorso è diverso, il fatto che venga rubato un NFG che ho dato gratuitamente può essere anche positivo perché significa che ha un valore, che il mio brand acquisisce visibilità. Faccio l’esempio delle penne nelle camere d’albergo, se le rubavano significava che la gente apprezzava e l’obiettivo del gadget era quello di far veicolare il brand e fare in modo che più persone lo avessero, lo stesso discorso vale per gli NFG. 

Avvicinarci al mondo dei Non Fungible Token è stato un primo passo per poter comprendere pienamente l’importanza e l’adattabilità di questa nuova tecnologia alle strategie di marketing del futuro. Il nostro è un percorso che non si conclude oggi, ma vogliamo lasciarvi con una domanda:

Quali sono i motivi per i quali un’azienda dovrebbe scegliere di creare un Non fungible gadget?  

A questa ed altre domande daremo risposta nella seconda parte di quest’intervista. Continua a seguirci per non perderti alcun aggiornamento!