La strada verso la realizzazione di un programma codificato di employee advocacy è ancora lunga. Lasciamo parlare i dati. Il 49% dei dipendenti dichiara come appena sufficiente il proprio grado di soddisfazione rispetto all’attuale posto di lavoro. Questo è quanto si legge all’interno dell’indagine svolta da Komorebi Srl, per conto di 1BOARD, su un campione di 574 persone.
Nello specifico ciò che scarseggia o che è totalmente assente all’interno della maggior parte delle aziende è una chiara e delineata strategia di brand advocacy. Infatti, il 37% degli intervistati dichiara la propria realtà lavorativa solo sufficientemente sensibile all’inclusione e al coinvolgimento di tutti i collaboratori; mentre solo il 18% asserisce un’elevata propensione dell’azienda all’inclusività.
Alberto Lamberti, founder di 1BOARD, afferma la necessità di una veloce inversione di tendenza a favore di una maggiore importanza data alla stilatura di un brand advocacy program.
La situazione è chiara: “Le aziende non puntano abbastanza sulla fiducia: il 20% degli intervistati dichiara di lavorare ancora in aziende basate esclusivamente sul controllo, il 15% sulla fiducia e la restante parte su un bilanciamento dei due aspetti.”
In altre parole, ciò a cui tutt’ora viene data maggiore importanza è la produttività in termini economici dei collaboratori e non la loro fedeltà verso l’azienda; in questo modo non si fa altro che incrementare il divario tra azienda e lavoratori e diminuire il tasso di brand loyalty di ognuno di loro.
Welfare aziendale. Perché è la scommessa vincente per una Employee Advocacy assicurata?
Secondo studi condotti da Harvard/MIT, il tasso di soddisfazione e di compiacimento dei collaboratori sono strettamente collegati al loro livello di produttività e di creatività.
In altre parole, la nuova sfida per le aziende non sarà più e solo rendere felici i propri clienti ma anche e soprattutto i propri dipendenti. Infatti, l’indagine condotta da Harvard Business Review sottolinea come la soddisfazione, il coinvolgimento e le prestazioni dei dipendenti sono strettamente connesse le une alle altre.
Quali i fattori su cui puntare per una Employee Advocacy di successo?
Secondo un’indagine condotta da Survey Monkey sono tre i fattori principali che è bene tenere a mente per poter raggiungere livelli soddisfacenti di brand advocacy .
La creazione di un ambiente di lavoro sano
Un’atmosfera rilassata e distesa può incoraggiare l’amicizia tra dipendenti migliorando, in questo modo, il benessere psicofisico delle persone e, non ultimo, i tassi di produttività e creatività. Questi ultimi, secondo quanto scritto in “The recipe for happiness at work”, subiranno un incremento rispettivamente del 31% e del 55%. Inoltre, un’altra conseguenza positiva dell’esistenza di un ambiente di lavoro sano e quindi di una maggiore soddisfazione dei dipendenti consiste nel netto miglioramento che l’azienda stessa avrà esternamente. Infatti, dall’indagine “Global Online Customer Survey” condotta da Nielsen emerge che il 92% dei consumatori è maggiormente portato a fidarsi delle recensioni di chi conosce o di chi reputa una fonte autorevole (ma si parla sempre di individui).
Lo sviluppo di un senso di comunità tra i vari collaboratori e tra questi ultimi e l’azienda stessa
Quante volte in giovane età a scuola, al campo scout, a calcio o pallavolo o danza ci è stato detto che per essere felici e per vincere era necessario fare gruppo? Ecco, in azienda il concetto rimane il medesimo. Per vincere è necessario guardare tutti nella stessa direzione e verso un unico obiettivo; tuttavia, ciò non sempre si verifica. Anzi, sempre secondo l’indagine condotta da Komorebi Srl solo il 20% degli intervistati dichiara di conoscere in maniera ottimale gli scopi e gli obiettivi aziendali, mentre il 27% si definisce solo sufficientemente consapevole delle dinamiche lavorative e ben il 12% afferma di essere completamente estraneo e escluso dalla vita aziendale.
Diminuzione dei livelli di stress
Elevati livelli di stress possono provocare un aumento del generale senso di infelicità e di insoddisfazione collegati all’ambiente lavorativo. Questo a sua volta, oltre a causare problemi emotivi e psicologici, porterà a un rapido incremento dei tassi di assenteismo e quindi una diminuzione di forza lavoro e, quindi, di produttività.
In definitiva, possiamo affermare che un collaboratore soddisfatto oltre ad essere un punto di forza per l’azienda in termini di produttività personale ed economica, lo è anche in termini di brand awareness e di reputazione che la stessa azienda ha agli occhi dei propri clienti e prospect.
La comunicazione alla base del welfare aziendale
Elevati livelli di stress possono provocare un aumento del generale senso di infelicità e di insoddisfazione collegati all’ambiente lavorativo. Questo a sua volta, oltre a causare problemi emotivi e psicologici, porterà a un rapido incremento dei tassi di assenteismo e quindi una diminuzione di forza lavoro e, quindi, di produttività.
In definitiva, possiamo affermare che un collaboratore soddisfatto oltre ad essere un punto di forza per l’azienda in termini di produttività personale ed economica, lo è anche in termini di brand awareness e di reputazione che la stessa azienda ha agli occhi dei propri clienti e prospect.
Come si comunica? La mail (purtroppo) vince su tutto
Ancora oggi la principale fonte di comunicazione aziendale è la mail. Sempre secondo l’indagine condotta da Komorebi Srl il 79,8% degli intervistati dichiara di ricevere la gran parte delle comunicazioni e delle notizie formali o informali tramite posta elettronica; al secondo posto, con un tasso pari al 30,4%, sta il passaparola tra colleghi mentre alcuni collaboratori (il 20,7%) affermano di utilizzare ancora l’ormai antiquata bacheca fisica.
Ad affermare che questo tipo di comunicazione non è funzionale ai fini di una buona trasmissione di informazioni non siamo né noi di Sercom né 1BOARD, nostro partner e attivista nel combattere le cattive pratiche di comunicazione, ma sono gli stessi dipendenti! Come emerge dai dati raccolti da Komorebi Srl, ben il 50,7% degli intervistati esprime la necessità di una modalità di comunicazione tempestiva, chiara e non distorta; a questi (con il 38,4%) segue la domanda di una maggiore circolazione dell’informazione generale e tra i gruppi. Ciò che sconvolge maggiormente, a parer nostro, è la richiesta da parte dei collaboratori (35, 6%) dell’avvio di politiche di coinvolgimento più efficaci e che portino maggiore coesione tra i diversi attori in gioco.
Strumenti di Employee Advocacy
Il caso 1BOARD
1BOARD ha lo scopo di offrire, in particolare alle PMI, uno strumento per migliorare la salute emotiva e psicofisica dei dipendenti che costituiscono oltre il 90% del tessuto imprenditoriale italiano.
Difficile? Sì.
Impossibile? Dipende da quali strumenti e strategie si sceglie di adottare.
E 1BOARD, partner ufficiale di Sercom, ha intrapreso la strada vincente! Ha progettato e ideato una mobile app in grado di migliorare e incentivare la comunicazione tra i collaboratori di un’azienda per sviluppare il loro capitale sociale.
Queste le parole di Alberto Lamberti, founder di 1BOARD:
“La nostra missione è sviluppare social network tematici per migliorare la qualità delle relazioni tra le persone e le aziende attraverso la comunicazione e la condivisione di servizi a valore aggiunto per ognuno. Amiamo ascoltare i nostri clienti, rilevando in particolare le ambizioni di crescita e di sviluppo del capitale umano; tutto questo per metabolizzare ogni singolo elemento e tradurlo in soluzioni organizzative e applicazioni che si calino perfettamente nella organizzazione aziendale, semplificando, fluidificando, massimizzando quindi tutte le attività sviluppate dai diversi team operativi.”
L’app mobile per una comunicazione efficace e una produttività spontanea.
1BOARD è l’applicazione mobile progettata per conoscere, condividere, comunicare, chiedere e segnalare. Insomma, le funzioni che ha sono molteplici e hanno come scopo la realizzazione, all’interno delle aziende che la adottano, di una rete sociale atta a migliorare e incentivare la comunicazione tra tutti i dipendenti.
Il suo motto?
“Includi, motiva, dai fiducia e trattieni i tuoi talenti”