Nel suo recente articolo su Forbes, Emad Hasan sentenzia come il marketing (quello digital in primis) sia ormai una corsa a ostacoli. Nuove sfide prendono forma ogni giorno, soprattutto se si considera la customer acquisition. Secondo il CEO e co-fondatore di Retina AI, un esempio lampante è fornito dalle novità sull’IDFA offerte da iOS 14.5: in estrema sintesi, per gli inserzionisti è ora esponenzialmente più complicato ottenere nuovi clienti sfruttando i third-party data. Perlomeno, tra gli utenti della mela.
Per questo motivo, non sorprende che i CAC (customer acquisition cost) medi siano quasi raddoppiati negli ultimi mesi. Trovare nuovi clienti contenendo i costi sembra un’utopia per troppi marketing manager. E tra loro c’è chi si aggrappa a metriche come il CLV (customer lifetime value) per definire nuove strategie di customer acquisition e contenere i bad customer.
Il rischio dei bad customer
I bad customer sono identificati da un basso CLV, ossia sono clienti che spendono mediamente poco. A volte, spendono meno di quanto sia il loro CAC. Generalmente, sono clienti che approfittano di sconti e promozioni per fare un unico acquisto o sfruttano free trial. Il consiglio di Hasan è perciò riconsiderare le strategie di approccio al cliente, personalizzandole per dare un reward solo ai good customer e favorire la brand loyalty. Se il risparmio è un doppio guadagno, identificare e ingaggiare solo i clienti con un alto CLV è essenziale, senza perdere effort e investimenti nell’acquisizione di bad customer.
Customer acquisition cost: si può ridurre?
Una volta ridotta la percentuale di bad customer nel portafoglio clienti, rimane da affrontare l’attualissima questione del CAC. Nello specifico, come ridurlo. Anche in questo caso, le teorie e i suggerimenti non mancano. Perfino il Forbes Coaches Council ha declinato il suo vademecum per alleggerire i costi della customer acquisition: si va dai programmi sui referral all’ottimizzazione dei tassi di conversione, dall’adozione di touchpoint phygital e tecnologici all’incremento degli investimenti nelle quick wins. Ciò che emerge, quindi, è la tendenza sempre più marcata di voler dare un volto al customer ideale piuttosto che comprendere i bisogni del prospect.
ICP, un profilo da customer acquisition
ICP sta per ideal customer profile: un acronimo che, pur non essendo il più noto dei glossari di marketing, spesso trova spazio nei blog specializzati e nei playbook dei marketing manager. Nell’inbound marketing, dettagliare un ICP corrisponde al tentativo di scovare clienti con migliori punteggi di CLV, CAC e spesa: sia perché non sempre è possibile variare il proprio offering a seconda del cliente sia perché spesso può rivelarsi più proficuo trovare clienti più adatti. Tutto ciò non è altro che una customer acquisition decisamente più mirata.
Neurogagdet per ridurre la CAC
I neurogadget sono progettati per essere scientificamente efficaci per il tuo target, permettendoti di acquisire nuovi clienti a costi inferiori. L’impatto del neurogadget coinvolge 4 aree di business: brand reputation, employer branding, customer retention e ovviamente customer acquisition.
Dunque, per la propria customer acquisition, sempre più brand decidono di optare per un marketing promozionale in grado di intercettare un target ideale. Tra loro, oltre 5.000 aziende si sono affidate a Sercom, leader nella PTO attraverso i suoi gadget tailor-made.
Scopri subito come un oggetto promozionale efficace è in grado di ridurre il costo di acquisizione clienti, se inserito all’interno di una strategia marketing correttamente progettata.
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